Battle of Franklin, Kurz & Allison (Via Wikimedia Commons, PD-1923) civile

Oikos & Topos (le due case America)

Anche dal punto di vista geografico gli USA sono un paese plurale o quantomeno duplice. Ci sono due americhe: l’America profonda, fatta di piccoli paesi rurali e tradizionalisti, più omogenei dal punto di vista etnico e quella epidermica delle grandi e multietniche città della costa.

Le differenze non sono solo geografiche, ma geografiche-economiche. Oikos, che in greco significa casa e indica la patria per eccellenza, assieme a nomos (governo) compone la parola oikonoms: economia. America epidermica, quella costiera, è non solo più multietnica e aperta, è anche più florida economicamente rispetto alla sorella. Ma è tutto il capitalismo che negli USA è duplice.

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Bisognerebbe anzi abituarsi a dire sempre I capitalismi e mai IL capitalismo. C’è un’economia capitalista vecchio stampo, quella che Trump dice di voler difendere dalla penetrazione di prodotti stranieri e c’è anche un’economia capitalista di nuovo stampo (la new new economy) fatta più di servizi che di prodotti e che punta sull’informatica e sulla globalizzazione. Queste due economie sono distribuite anche geograficamente in maniera disomogenea. La old economy nella rust belt, la new new economy collocata lungo le città costiere. A unire e al contempo dividere queste due economie c’è la terza modalità capitalista, un capitalismo né vecchio né nuovo. É il capitalismo eterno: quello della finanza. Trump durante le elezioni si è presentato come ostile alla finanza. Le sue nomine nei punti chiave delle leve del potere mostrano che non è proprio così.

Ethos (liberi ma obbligati alla felicità)

Come è stato possibile che persone provenienti da punti del mondo così distanti, che abitano ambienti così diversi, contadini, cittadini, operai, paesani, potessero unirsi a formare un così grande paese come gli Stati Uniti? Sulla base di due principi etici: l’amore per la libertà e la ricerca individuale della felicità (che è stata declinata come la ricerca di prosperità economica e successo).

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Il primo principio, la libertà, ha subito un ridimensionamento a seguito dell’11 settembre in nome della sicurezza. Da quel momento in poi è tornata in auge l’idea che non ci si possa fidare troppo dei propri concittadini come ai tempi del maccartismo. Tuttavia se il maccartismo fu discriminatorio verso cittadini di un determinato credo politico, la sua discriminazione fu più di fatto che di principio. Questo perché delle idee e le azioni politiche possono essere processabili in una certa misura, esattamente come previsto dal primo emendamento.

La discriminazione religiosa messa in atto da Trump con il suo bando è invece molto diversa da quella maccartista. Difficilmente può essere conciliata con il primo emendamento della costituzione americana, che sancisce la libertà di culto. Semplicemente perché un culto, a differenza di un’azione politica, non si può processare.

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Il secondo principio, the pursuit of happiness è entrato in crisi nel 2008 con il crollo delle borse. Gli statunitensi sono molto kantiani dal punto di vista etico. Se puoi allora devi! In un paese che crede che la felicità sia un diritto e che, pertanto, essere felici è anche un dovere, essere infelici è una colpa. La novità è che Trump ha vinto perché ha fatto leva su di un punto retorico: una parte significativa dei cittadini americani sono stati lasciati indietro dal sistema economico. Questo significa che l’America ammette l’idea che la felicità non sia sempre alla portata di tutti e nemmeno semplice questione di volontà.

Il neo presidente ha promesso che la sua politica incentiverà il mercato interno e che, allo stesso tempo, cercherà di limitare la penetrazione e la competizione delle merci estere. Persino il bando dei musulmani e il muro con il Messico possono essere viste come misure economiche. Meno immigrati significa meno manodopera straniera e meno manodopera significa più lavoro per gli americani e, forse, paghe più alte (legge della domanda e dell’offerta). Questo significa però anche che i due valori, la libertà e la ricerca della felicità oggi si trovano non solo in crisi ma anche in contrasto tra loro. La felicità economica dipende da una rinuncia sul piano dei diritti individuali (libertà di culto).

Epos (This is Duckburg! No, this is Sparta!)

In quali narrazioni l’America si è identificata per secoli? Quali i miti fondativi in cui tutti i cittadini più o meno si riconoscono?

Uno è quello dell’American Dream. Con un po’ di talento, determinazione, ambizione e fortuna anche il più umile di nascita potrà scalare le vette della piramide sociale e finire in cima. É il mito di Duckburg, Paperopoli, la città di Paperon de Paperoni, il milardario che ha costruito la sua fortuna a partire da un decino. Questo mito era perfettamente incarnato dal presidente Obama.

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Il mito ha il suo controcanto, che non è un american nightmare ma solo the american reality. É il mito delle élites e della aristocrazia americana. Se il successo fosse alla portata di tutti e fosse la norma e non l’eccezione il risultato sarebbe la dispersione e il frazionamento dei capitali. La realtà invece impone che il denaro si concentri nelle mani di pochi perché la sua azione sia veramente efficace. Le grandi famiglie, specie quelle imprenditoriali, sono la vera classe dirigente dell’America e offrono la continuità di un nome e di un patrimonio là dove gli ambiziosi geniali offrono la discontinuità. Volente o nolente Trump incarna questo anti-mito. civile civile civile

L’altro mito è quello dell’America eleuterofora, ossia portatrice di libertà. Gli americani vedono se stessi come il corrispettivo moderno degli antichi spartani alle Termopili, un popolo di indomiti e liberi che si oppone in genere ad imperi decadenti (Terzo Reich, Impero del Sole, Impero del male, ecc). Naturalmente svariati milioni persone nel mondo non vedono le cose in questi termini e pensano agli statunitensi come a una sorta di Compagnia delle Indie con la pistola atomica. Insomma vedono negli americani più dei Don Vito Corleone che dei Leonida.

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Courtesy of AK Rockefeller (www.flickr.com/photos/akrockefeller)

In una recente intervista, al giornalista che gli chiedeva ragione della sua amicizia col presidente Putin, considerato illiberale e sanguinario dalla stampa statunitense, Trump ha risposto che neanche gli americani erano stinchi di santo. Ciò significa che anche la narrazione degli Stati Uniti come faro della libertà ha fatto il suo tempo? Forse gli statunitensi iniziano a pensare che il loro paese non è né Duckburg né Sparta. civile civile

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