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Internet – lo diciamo spesso – è uno strumento straordinario, ma può trasformarsi in un’arma quando si ritorce contro chi ne fa un uso troppo “disinvolto”: sono numerosissime le situazioni in cui letteralmente cediamo a “cuor leggero” la nostra vita alla Rete, quasi senza neppure accorgerci di tutte le conseguenze che si potrebbero innescare.

Il tema è caldo e molto vicino alla sensibilità del sito Senex: la web reputation è un aspetto delicato col quale sempre più persone si troveranno a dover fare conto, perché eventuali errori commessi rischiano di rimanere accollati all’individuo per un tempo indefinito.

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Il diritto all’oblio: che cos’è?

Il diritto all’oblio è la facoltà di una persona a non essere più ricordata per qualcosa che in passato è stato oggetto di cronaca: in parole povere, chiunque può chiedere che un fatto non venga più divulgato dalla stampa o dagli altri media (sempre che il pubblico ne sia stato informato, e che dal verificarsi dell’evento sia trascorso un tempo tale da renderlo “non più interessante”) perchè in tal caso torna ad essere esclusivamente una questione privata.

La sentenza “Costeja”

Nel maggio 2014 la Corte di Giustizia UE (sentenza C-131/12) ha stabilito che è possibile chiedere a Google di rimuovere contenuti non più rilevanti: nel dettaglio, lo spagnolo Mario Costeja Gonzalez intimava che fosse rimosso il link ad un articolo (pubblicato dal giornale “La Vanguardia” nel 1998) riguardante la messa all’asta della sua casa – pignorata a causa di un debito poi estinto – perché lesivo della reputazione.

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I motori di ricerca rendono infatti accessibili – in linea teorica per un tempo illimitato – notizie che altrimenti sarebbero probabilmente molto più difficili da reperire: la Corte di Giustizia Europea ha dunque affermato che Google e gli altri search engines sono da ritenersi responsabili per i documenti a cui indirizzano, e devono intervenire fattivamente per preservare la dignità di ciascuno.

Attualmente per i propri utenti Google mette a disposizione una guida attraverso la quale è possibile chiedere la rimozione di quei contenuti che si considerano offensivi, ma tale procedura non dà alcuna garanzia che la richiesta venga accolta: capita spesso che il colosso di Mountain View non dia seguito alla cosa, e in tal caso si può decidere di ricorrere prima presso il Garante per la Privacy e successivamente riferendosi alla giustizia civile.

L’intervista-approfondimento con i legali Sacco, Esposito e Santonicola

Proprio nell’ottica di approfondire meglio quest’ultimo step,  vi proponiamo un’intervista-approfondimento con gli avvocati Mario Sacco, Aldo Esposito e Ciro Santonicola in relazione ad una vittoria ottenuta recentemente in materia di “diritto all’oblio” per conto di un noto calciatore (del quale, ça va sans dire, dovremo tacere il nome).

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Considerazioni finali

Prima di lasciarvi vogliamo ricordare quanto sia importante muoversi sempre con attenzione, sia nel mondo reale che in quello virtuale, perchè per quanto si possa venire “deindicizzati” i contenuti restano quasi sempre online (pensare di eliminare qualsiasi copia di un documento è pura fantasia) e possono essere raggiunti utilizzando altre keywords: non basta insomma rimuovere i link, perchè ci sarà comunque la possibilità di spostare e ripubblicare qualunque cosa.

Al giorno d’oggi il diritto all’oblio è, in ultima analisi, più di forma che di sostanza, e la “battaglia” da combattere ancora lunga.

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    Il diritto all’oblio è la facoltà di una persona a non essere più ricordata per qualcosa che in passato è stato oggetto di cronaca.