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Non appena postato l’articolo in cui spiegavamo come vedere SKY su qualsiasi smartphone o tablet Android, alcuni lettori ci hanno scritto chiedendoci se avevamo in mente di approfondire il tema delle IPTV: siccome la cosa ci frullava in testa da qualche tempo abbiamo deciso di affrontarlo, ma al tempo stesso abbiamo pensato di offrire a chi ci segue un esperienza a nostro avviso più comoda (e soprattutto legale).

Che cosa sono le IPTV

Senza addentrarci in spiegazioni tecniche, sappiate che IPTV è un acronimo che sta per Internet Protocol Television e indica un sistema usato per trasmettere segnali televisivi tramite connessione Internet a banda larga: una televisione che non raggiunge l’utente tramite antenna o parabola, insomma, ma attraverso lo streaming. Le IPTV utilizzano protocolli diversi da quelli cui siamo soliti in Rete (http ed ftp): i più usati sono RTP (Real Time Protocol), RTSP (Real Time Streaming Protocol) e IGMP (IP Group Membership Protocol).

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Orientate alla qualità e alla visione in diretta, nella recente storia italiana le IPTV sono state oggetto di diversi esperimenti da parte dei principali attori telefonici – Tiscali TV, Infostrada TV, Fastweb TV e Alice Home TV – ma sono state tutti dismesse per il limitato interesse da parte degli abbonati.

Perché allora oggi sono così di moda?

Con l’avvento delle connessioni veloci le IPTV sono diventate terreno di conquista da parte di individui senza scrupoli, i quali hanno modificato i propri decoder riuscendo a prelevare i flussi video e a condividerli in Internet: questo ha dato vita ad un floridissimo mercato nero, in cui contenuti molto appetitosi (parliamo dell’intera programmazione SKY e Mediaset, che comprende tra l’altro le partite di Serie A e la Champions League, ma anche cinema e serie tv in qualità HD) vengono venduti a prezzi irrisori, creando un danno economico enorme a chi ne detiene i diritti.

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Che rischi si corrono

Tutto bello insomma? In verità no, perché utilizzando una lista canali “pirata” (una stringa di codice in formato m3u con la quale ci si connette al server deputato allo streaming) anche l’utente finale viola l’art. 171 della Legge 633/1941 sul diritto d’autore: le pene possono arrivare a 3 anni di reclusione, mentre la multa va da un minimo di 2.582 a 25.822 euro.

Una valida alternativa

A nostro avviso esistono modalità altre per fruire dei propri contenuti preferiti su strumenti alternativi alla classica televisione: dal cellulare al tablet al PC, è possibile avere la compagnia di una programmazione ricca ed eterogenea direttamente attraverso lo streaming ufficiale di ciascun canale.

Per approfondire tale opzione vi rimandiamo all’articolo “Diretta TV (Rai, Mediaset e principali canali italiani)”, nel quale disporrete di un vero e proprio telecomando virtuale con cui “saltare” tra numerosi canali in HD.

SENEX allora

© Senex 2017 – Riproduzione riservata

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